Google Ads è uno strumento potentissimo per intercettare chi sta cercando online qualcosa che offriamo, ma usarlo bene non è così immediato come sembra. Ma anche chi ha un po’ di esperienza spesso commette errori che finiscono per limitare il potenziale delle campagne.
Basta poco: una parola chiave scelta male, un annuncio che non colpisce, una pagina di destinazione lenta o confusa. Il rischio? Si spende tanto e si ottiene poco, perché senza un approccio strategico, Google Ads può diventare un investimento che non rientra.
Se ti interessa Google ADS non perdere la nostra Guida gratuita a Google ADS per Principianti
Di cosa parleremo..
Errori nella scelta delle parole chiave
Uno degli aspetti più delicati quando si imposta una campagna su Google Ads è proprio la scelta delle parole chiave. Sono loro a determinare quando e a chi verrà mostrato l’annuncio. Sbagliare in questa fase significa attirare il pubblico sbagliato o, peggio, non farsi trovare affatto. Eppure, capita spesso di sottovalutare l’importanza di fare una selezione ragionata e ben mirata, lasciando spazio a decisioni troppo generiche o poco strategiche.
Scelta di parole chiave troppo generiche
Uno degli errori più frequenti è puntare su parole chiave troppo ampie, nella speranza di raggiungere un pubblico vasto. Il problema è che termini generici attirano clic poco qualificati, cioè persone che magari cercano qualcosa di completamente diverso. Risultato: si spende tanto e si converte poco. Per esempio, un negozio che vende “scarpe da corsa professionali” e sceglie semplicemente la parola chiave “scarpe” rischia di comparire anche a chi cerca scarpe eleganti o sandali estivi. Il traffico cresce, ma non porta valore reale.
Mancanza di parole chiave negative
Un altro errore che si sottovaluta spesso è non usare le parole chiave negative. Sono keyword che servono a escludere ricerche che non ci interessano, evitando che gli annunci vengano mostrati a chi non è in target. È un modo semplice ed efficace per filtrare il traffico inutile e spendere solo per clic realmente potenziali. Se non impostiamo parole chiave negative, rischiamo di apparire anche in ricerche vaghe o non pertinenti, sprecando clic e budget senza ottenere risultati concreti.
Gli errori più comuni nella creazione e formattazione degli annunci
Scrivere un annuncio su Google Ads non significa solo inserire qualche parola e aspettare che funzioni. Al contrario, è qui che ci giochiamo la prima impressione. Un annuncio ben costruito deve essere chiaro, mirato e soprattutto capace di catturare l’attenzione in pochi secondi.
Quando questo non succede, le persone scorrono oltre, il CTR crolla e l’intera campagna perde forza. Eppure, è proprio su questo punto che si commettono alcuni degli errori più diffusi.
Annunci poco accattivanti
Quando un annuncio è generico, confuso o troppo simile a mille altri, non colpisce l’utente. Il testo deve parlare direttamente a chi sta cercando qualcosa, offrendo subito una risposta concreta al suo bisogno. Frasi troppo vaghe o informative non bastano: serve un messaggio chiaro, diretto e con un valore specifico. Se l’annuncio non spicca rispetto agli altri risultati, l’utente non lo noterà neanche, e il budget verrà sprecato su visualizzazioni che non portano clic.
Mancanza di call to action efficace
Un annuncio senza una call to action chiara è un’occasione persa. Anche se l’utente legge il testo, se non gli diciamo cosa fare subito dopo, è probabile che non agisca. Frasi come “Scopri di più”, “Acquista ora” o “Contattaci subito” sembrano dettagli, ma fanno davvero la differenza. Una call to action efficace guida il clic, spinge all’azione e trasforma un annuncio in un passo concreto verso la conversione. Senza di essa, anche il miglior testo rischia di restare invisibile.
Errori nella gestione del budget
Gestire il budget su Google Ads richiede attenzione costante. Non basta impostare una cifra iniziale e lasciare che la piattaforma faccia tutto da sola. Serve un controllo attivo, perché ogni euro speso deve contribuire a un risultato misurabile.
Spesso, però, si tende a sottostimare l’importanza della fase economica, commettendo errori che compromettono l’intera campagna, a partire da budget troppo bassi fino alla totale mancanza di monitoraggio. Non ti perdere la nostra guida a Come decidere il Budget delle tue campagne Google ADS.
L’impostazione di un budget troppo basso
Impostare un budget troppo limitato è uno degli errori più comuni, soprattutto all’inizio. Il problema è che un investimento minimo spesso non basta per ottenere dati utili, testare varianti o semplicemente raggiungere abbastanza persone. Google Ads funziona bene quando può raccogliere informazioni e ottimizzare, ma se il budget è troppo basso, la campagna non ha spazio per evolversi. Il rischio è di fermarsi prima ancora di capire cosa funziona e cosa no.
Non monitorare le spese
Impostare un budget non basta: bisogna seguirlo da vicino. Lasciare una campagna attiva senza controllare l’andamento delle spese può portare a brutte sorprese, come esaurire il budget troppo in fretta o spendere in annunci che non rendono. Google Ads offre strumenti dettagliati per vedere dove vanno i soldi, ma spesso vengono ignorati. Monitorare significa anche capire quando intervenire, tagliare le parti meno performanti e spostare le risorse su ciò che funziona davvero.
Errori nell’analisi dei risultati
Una campagna non si gestisce solo quando si lancia: gran parte del lavoro arriva dopo, quando iniziano ad arrivare i dati. Analizzare i risultati permette di capire se si sta andando nella direzione giusta oppure no. Ignorare questa fase significa procedere alla cieca, senza sapere cosa sta funzionando e cosa andrebbe cambiato. Eppure, è una delle parti più trascurate, spesso per mancanza di tempo o familiarità con gli strumenti analitici.
Non utilizzare i report di Google ADS
Google Ads mette a disposizione report dettagliati su ogni aspetto della campagna, dai clic ricevuti al costo per conversione. Non usarli equivale a guidare senza guardare la strada. I report aiutano a capire quali annunci funzionano meglio, quali parole chiave portano risultati e dove il budget viene speso inutilmente. Trascurare questi dati significa prendere decisioni basate su sensazioni invece che su numeri reali, riducendo drasticamente l’efficacia dell’intera strategia.
Trascurare l’ottimizzazione delle campagne
Una campagna pubblicitaria non si ottimizza da sola. Lasciarla andare senza interventi è uno degli errori più comuni, soprattutto dopo un inizio promettente. In realtà, ogni campagna va analizzata e aggiustata in corsa: magari un gruppo di annunci funziona meglio di un altro, oppure alcune parole chiave portano solo clic inutili. Non ottimizzare significa continuare a investire dove non conviene, mentre basterebbe fare piccoli cambiamenti regolari per migliorare sensibilmente i risultati.
Errori nel targeting del pubblico
Avere un buon annuncio e un buon budget non serve a molto se lo si mostra alle persone sbagliate. Il targeting del pubblico è uno degli elementi più importanti in una campagna Google Ads, ma spesso viene impostato in modo approssimativo. O non si definisce chiaramente a chi ci si vuole rivolgere, oppure si restringe troppo il campo, escludendo utenti che potrebbero invece essere interessati. In entrambi i casi, le performance ne risentono.
Non definire il pubblico target
Lanciare una campagna senza sapere a chi ci si sta rivolgendo è come parlare nel vuoto. Google Ads offre diversi strumenti per definire il proprio pubblico in base a interessi, dati demografici, comportamenti e intenzioni di acquisto. Ignorare queste opzioni significa sparare nel mucchio, con il rischio di ottenere clic da utenti non interessati o poco rilevanti. Una definizione precisa del pubblico permette invece di ottimizzare ogni euro speso, aumentando le probabilità di conversione.
Escludere audience potenzialmente interessate
Nel tentativo di essere troppo selettivi, si finisce spesso per tagliare fuori utenti che avrebbero potuto convertire. Escludere segmenti di pubblico in modo troppo rigido, basandosi su ipotesi sbagliate o su dati parziali, può ridurre drasticamente la portata della campagna. A volte, chi non rientra perfettamente nel target primario è comunque interessato al prodotto o servizio offerto. Mantenere una certa flessibilità permette di intercettare opportunità inattese, che altrimenti verrebbero perse.
Errori nella landing page
Anche la miglior campagna Google Ads perde efficacia se la pagina di destinazione non è all’altezza. La landing page è il punto in cui l’utente decide se continuare o abbandonare. Spesso, però, viene trascurata: si usano pagine generiche, lente o poco coerenti con l’annuncio. Il risultato è che l’utente clicca, ma poi non fa nulla. Una landing efficace deve essere veloce, chiara e in linea con ciò che è stato promesso nel messaggio pubblicitario.
Landing page non ottimizzate per la conversione
Una landing page efficace deve guidare l’utente verso un’azione precisa, senza distrazioni. Quando invece è confusa, troppo lunga o scollegata dal contenuto dell’annuncio, l’utente perde interesse e abbandona. A volte basta poco: un modulo di contatto poco visibile, un messaggio poco chiaro, oppure un design che non aiuta la lettura. Se non si progetta la pagina con l’obiettivo di convertire, anche il traffico di qualità rischia di non portare risultati.
Tempi di caricamento lenti
Quando una landing page impiega troppo tempo a caricarsi, gli utenti semplicemente se ne vanno. Oggi le persone si aspettano risposte immediate e pochi secondi di attesa bastano per perdere l’attenzione. I tempi di caricamento lenti influiscono non solo sull’esperienza utente, ma anche sul punteggio di qualità degli annunci, facendo aumentare i costi e riducendo la visibilità. Ottimizzare la velocità della pagina è quindi un passaggio essenziale per non sprecare clic e budget.