Google CoreUpdate Marzo 2024: cos’è l’abuso della reputazione online?

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Nel mondo digitale, la reputazione online è praticamente tutto. Siti di ogni tipo cercano di scalare le vette dei risultati di ricerca, ma alcuni prendono scorciatoie, che rientrano in quella che conosciamo come BlackHat, non proprio lecite.

Ad esempio parliamo dell’abuso della reputazione: una pratica che consta nella pubblicazione di contenuti fuori contesto o di bassa qualità ma che possono portare molte visite. Una pratica che offusca l’identità dei siti e che mette anche a rischio la fiducia degli utenti nell’affidabilità del sito web.

Esempi concreti di abuso dell’autorità

Immaginiamo un sito web dedicato alla medicina. Improvvisamente, tra i suoi contenuti, compare una pagina sui “migliori casinò online”. A prima vista non ha alcun senso, il contenuto è completamente scollato dal contesto sanitario del sito. Si tratta di un classico esempio di abuso della reputazione: il tentativo di catturare traffico web grazie a argomenti “caldi” ma irrilevanti, che finiscono per confondere l’utente e minare l’autorevolezza del sito.

Oppure pensiamo ad un sito di recensioni cinematografiche. Gli utenti si aspettano critiche e approfondimenti sui film, non pagine su come “aumentare i follower sui social media” o sui “migliori siti di chiromanzia”. Anche qui, la non pertinenza dei contenuti risulta evidente.

O ancora, un portale sportivo che, invece di approfondire tematiche legate all’attività fisica, pubblica recensioni di integratori per l’allenamento. Se il sito non ha una sezione dedicata o se il team non verifica i contenuti, si cade nuovamente nell’abuso della reputazione.

Sono penalizzati anche i contenuti di qualità?

Sì, anche un buon contenuto può essere penalizzato se inserito in un contesto errato. Ad esempio un buon articolo su una malattia pubblicato su un portale dedicato al Calcio, nonostante la sua buona qualità esce fuori contesto.

Si tratta di una scelta volta a penalizzare la Parasite SEO. La Parasite SEO è una strategia che sfrutta i siti web di alta autorità per migliorare la visibilità del proprio contenuto nei risultati dei motori di ricerca, beneficiando così del traffico e dell’autorità del sito ospitante. Questo approccio è noto anche come “piggybacking” o “leeching” ed è considerato prezioso nell’ambito della SEO per la sua capacità di ottenere maggiore visibilità, traffico e, di conseguenza, posizionamenti migliori​

Immaginiamo un blog personale che si occupa prevalentemente di viaggi e avventure all’aperto. L’autore di questo blog decide di scrivere un articolo dettagliato su “Come preparare lo zaino perfetto per il trekking“. Invece di pubblicarlo solo sul suo blog, l’autore decide di contattare un sito di alta autorità nel settore outdoor, che accetta contributi esterni, e propone di pubblicare lì il suo articolo.

L’articolo viene accolto positivamente dal sito di alta autorità, dato il suo contenuto di valore e la sua pertinenza per il pubblico del sito. Una volta pubblicato, l’articolo sul sito esterno include alcuni link che puntano al blog personale dell’autore, magari riferendosi ad altri articoli correlati o alla homepage del blog.

Anche i post pagati o post per la linkbuilding rientrano in questa pratica?

L’abuso della reputazione online può manifestarsi in diverse forme, inclusi i pubbliredazionali e i contenuti creati principalmente per la vendita di link. Entrambe le pratiche possono distorcere l’autenticità e l’integrità di un sito, portando a confusione tra gli utenti e potenzialmente influenzando la percezione della qualità del sito stesso nei motori di ricerca.

Immaginiamo un blog di salute e benessere molto seguito e rispettato. Per guadagnare, inizia a pubblicare pubbliredazionali non segnalati chiaramente come tali, che promuovono prodotti di dubbia efficacia. Questi articoli, pur presentandosi come consigli genuini, hanno in realtà l’unico scopo di promuovere un prodotto a fini commerciali. Questo è un abuso di autorità.

Allo stesso modo, il sito potrebbe pubblicare contenuti che, seppur in linea tematica con il sito, sono sovraccarichi di link in vendita. Questi link, spesso inseriti in modo non naturale all’interno del testo, puntano a siti esterni, influenzando il ranking sia del sito che li ospita sia di quelli linkati, ma senza offrire un reale valore aggiunto al lettore.

Queste pratiche, pur potendo generare entrate a breve termine, rischiano di erodere la fiducia degli utenti nel lungo periodo e di compromettere la valutazione del sito da parte dei motori di ricerca.

L’impatto sull’utente e sui motori di ricerca

L’abuso della reputazione online attraverso pubbliredazionali non trasparenti e la vendita di link ha ripercussioni significative. Gli utenti, in cerca di informazioni affidabili, possono trovarsi di fronte a contenuti che mascherano intenti commerciali dietro a consigli apparentemente genuini. Questo non solo confonde, ma può anche portare a decisioni malinformate, specialmente in ambiti sensibili come la salute o il benessere finanziario.

Dall’altro lato, i motori di ricerca lavorano incessantemente per offrire risultati pertinenti e di qualità. Quando siti rispettati si lasciano andare a pratiche di abuso della reputazione, questo complica il lavoro dei motori, che potrebbero inavvertitamente premiare contenuti di basso valore o, al contrario, penalizzare interi siti una volta scoperte tali pratiche.

In breve, l’impatto di queste strategie non è limitato a un mero disagio temporaneo per l’utente; può avere conseguenze durature sulla credibilità di un sito e sulla qualità generale del web.

Eccezioni e contenuti accettabili

Non tutte le forme di contenuti di terze parti o sponsorizzati sono da considerarsi un abuso della reputazione online. Esistono eccezioni legittime in cui la pubblicazione di tali contenuti è non solo accettabile, ma anche valore aggiunto per l’utente.

Ad esempio, siti di agenzie di stampa o pubblicazioni di notizie spesso ospitano articoli e reportage prodotti da terzi, contribuendo a una maggiore diversità di punti di vista e arricchendo l’offerta informativa. Allo stesso modo, piattaforme che permettono agli utenti di contribuire con i propri contenuti possono favorire la condivisione di esperienze e conoscenze, purché esista un solido sistema di revisione e verifica.

Inoltre, pagine di annunci o contenuti promozionali chiaramente identificati e gestiti direttamente dal sito ospitante possono essere utili per gli utenti, specialmente se pertinenti al tema del sito e presentati in modo trasparente.

La chiave sta nell’integrità e nella trasparenza: i contenuti devono essere chiaramente etichettati, pertinenti al contesto del sito e offrire un reale valore all’utente. Quando queste condizioni sono soddisfatte, la pubblicazione di contenuti di terze parti non solo è accettabile, ma può arricchire l’esperienza online dell’utente.

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